In primis perché amo aiutare gli altri, mi fa stare bene.
Alle superiori una mia professoressa raccontò in classe la sua esperienza in Africa. Da quel momento non ho più abbandonato l’idea. E nel corso degli anni ci ho pensato e ripensato, ma non trovavo il coraggio. Dopo tanti anni, ho capito che in me qualcosa era cambiato, stavo crescendo. E a giugno 2018 quando decisi di dimettermi da lavoro, per motivi personali, ero pronta a volare con le mie ali.
I primi giorni di luglio mi ritrovai smarrita, dovevo ritrovare il mio equilibrio. Mi fermai, pensai che in quel momento ero libera, senza nessun vincolo lavorativo, o familiare, e un po’ di soldi messi da parte dopo aver lavorato in un asilo nido. Quale miglior momento per ritrovare l’equilibrio? Per mettermi alla prova.
Sapevo che prima di essere un vero e proprio viaggio, per me sarebbe stato un viaggio interiore. Volevo mettermi alla prova e soprattutto non volevo lasciare quel sogno nel cassetto.
Avrei voluto guardarmi allo specchio tra tanti anni, senza rimpianti, senza sogni lasciati lì a dormire. In cuor mio sapevo che se non fossi partita in quel preciso periodo, non lo avrei più fatto, tra progetti e motivi personali.
Ho deciso di diventare una volontaria, non solo per mettermi alla prova, ma soprattutto per dare amore e speranza, e un aiuto pratico a quei bambini, a quella gente, meno fortunata. Amo i bambini, la loro ingenuità, la loro forza, il loro modo di gioire delle piccole cose.
Mi misi al lavoro e il 28 agosto di quell’anno mi ritrovai a su un aereo diretto in Camerun.
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