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Immagine del redattoreClara Oliveri

La porta dei sogni



Margaret e Anita, la sorellina di poco più grande, si ritrovarono come ogni sera nella loro stanza, pronte a dormire, se non fosse stato per la piccola che non riusciva ad addormentarsi. La paura del buio non la lasciava ma, quelle vecchie persiane di legno avevano dei piccoli fori che lasciavano spazio alla luce dei lampioni che rifletteva sul tetto. Anita si divertiva ad inventare delle storie guardando quelle piccole ombre e Margaret amava quei racconti, che le permettevano di fare sogni tranquilli.

Anita immaginava quelle luci sferiche, in fila e oblique come delle scale da cui salire. D’un tratto si ritrovarono mano nella mano su quelle scale, non si fecero domande, non cercarono spiegazioni per quel momento magico, l’atmosfera era così calda, rassicurante che decisero di proseguire. In quel lungo corridoio, si diramavano rami di un verde intenso, e le lucciole illuminavano il cammino.

Anita si appoggiò ad un ramo e dalla sua piccola mano si creò una scia di luce intensa. Si guardarono negli occhi e la seguirono fiduciose. Le 3 porte di cui parlava Anita nelle sue favole erano proprio lì davanti ad i loro occhi increduli.

La luce che le seguì nel cammino scomparve. <Adesso come facciamo a scegliere la porta che ci riporterà a casa?> chiese impaurita la piccola Margaret. Si abbracciarono strette strette, e cominciarono a comparire nuove luci, allora un po' confuse si guardarono intorno e abbassando lo sguardo all’unisono di toccarono l’una il petto dell’altra.

Quel bagliore proveniva dai loro cuori.

Lessero le indicazioni delle porte “Magia”, “Casa” e “Paure”. Senza una spiegazione il loro cuore le spinse ad aprire la porta “Paure”. Margaret e Anita si ritrovarono lì e tutti quei mostri che non facevano dormire la piccola, e tutte le loro paure si inchinarono a loro, e dietro videro un portone enorme, bellissimo con inciso “Coraggio”. Rimasero sole nella stanza, e con l’anima leggera aprirono all’unisono il portone.

Si risvegliarono pronte per andare a lavoro, mancava poco al natale. Quelle bambine ormai adulte continuavano ad aprire porte piene di sogni, mano nella mano, cuore a cuore.



A mia sorella, alle nostre favole prima della buonanotte.

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