Solitamente ci si organizza molti mesi prima. Ma la mia è stata una decisione presa d’impulso “ora o mai più”. I primi di luglio del 2018 cominciai a cercare e cercare su internet, cercando anche un’esperienza economicamente accessibile. Perché purtroppo molte associazioni di volontariato chiedono delle cifre esorbitanti, anche per 2 settimane di permanenza.
Tra momenti di sconforto e confusione, trovai quello che faceva per me. Tramite un’associazione italiana (di cui preferisco non fare il nome, dato che sotto alcuni aspetti li ho trovati molto superficiali) mi collegai all’associazione HAF in Camerun. Da lì ho cominciato a documentarmi, e molti consigli mi sono stati dati dalle ragazze che sono partite prima di me.
La pratica
1 Salute:
Ovviamente racconto la mia esperienza personale, ma ogni campo di volontariato è diverso dall’altro. Io ho dovuto fare molti vaccini, il più importante il vaccino per la febbre gialla (lo richiedono ancor prima del passaporto). Ho preparato una lista ,insieme alla mia dottoressa di famiglia, di medicine che mi sarebbero potute servire in Africa. È fondamentale cominciare in tempo a prendere le pillole per la malaria, io ho usato il “malarone” molto più leggero, non ho avuto nessun effetto indesiderato, altri possono creare anche allucinazioni, ma ovviamente è tutto soggettivo.
PS . Munirsi anche di disinfettanti sia per i vestiti che per il corpo. Un powerbank per poter ricaricare il telefono, io ad esempio ho vissuto 10 giorni senza corrente elettrica.
2 Prassi per poter partire:
Ovviamente bisogna munirsi di passaporto, e del VISTO. Se non sapete come procurarvelo nella vostra città, basta chiedere ad un’agenzia di viaggi. Io ho fatto tutto per posta, spedendo il mio passaporto e un’approvazione da parte dell’associazione in Camerun che accertava il motivo della mia permanenza in Africa.
È fondamentale mettersi in contatto con il responsabile dell’associazione. Nel mio caso ero l’unica volontaria in quel Villaggio, quindi era fondamentale avere degli agganci.
PS: quando mi spostavo oltre il villaggio portavo sempre con me il passaporto e il libretto “giallo”, che attestava il mio vaccino contro la febbre gialla. Amano i volontari, ma i militari sono molto fiscali con gli stranieri.
Non dimenticate di farvi un’assicurazione che copra ogni imprevisto. Con un prezzo accessibile a tutti, nel mio caso 140 euro circa, ho fatto un’assicurazione completa con un massimale di 200.000 euro.
Prima di partire iscrivetevi alla Farnesina e non girate mai da soli.
Vi consiglio di consultare il sito http://www.viaggiaresicuri.it/
3 Di cosa hanno bisogno:
-preparate una lista delle cose che volete portare, chiedendo anche al responsabile dell’associazione. Quindi materiale didattico, giochi. Nel mio caso ho fatto anche una piccola raccolta fondi, e alcune persone hanno donato quaderni, e giochi. Non ho portato medicine (a parte il disinfettante per le infezioni cutanee, dato che molti bambini ne sono affetti) perché lì non mancavano, ma mancava il denaro per curare malattie frequenti come il tifo e la malaria. E con 600euro ho realizzato tanto (di questo ne parlo in un altro articolo).
L’aspetto emotivo
Prepararsi all’aspetto emotivo è davvero difficile. Mi ricordo l’adrenalina che provai salendo in aereo. Il viaggio è stato emotivamente forte, da Roma in Etiopia, da lì in Camerun. Mi vennero a prendere in aeroporto e arrivati al villaggio di Bonacò (una fazione di Ekona) fui invasa dalla paura. Ma andando nella mia stanza trovai una lettera, lasciata da un’altra volontaria prima che tornasse in Italia, in cui mi diceva di non aver paura, e dovevo pensare al perché fossi arrivata fin lì, per aiutare quelle persone. E all’inizio anche il loro inglese mi sembrò incomprensibile (quella parte del Camerun si divide tra parte inglese e francese).
Ma la prima cosa che mi rimase impressa fu l’odore, solo chi ha fatto questa esperienza può capire bene.
L’odore forte dell’Africa, della natura, della povertà. Il tempo scandito lentamente, giornate iniziate alle 6 del mattino, per finire alle 21 di sera. Una realtà parallela e distante dalla mia. I colori intensi, la bellezza dei loro abiti africani, il grido silenzioso di aiuto. La meravigliosa notte africana, lontana dalle luci elettriche, solo Luna e lucciole. Un silenzio paradisiaco. Un insieme di fattori, che ti discosta totalmente dalla tua realtà.
Concludo dicendo di non lasciarsi scoraggiare. Ne vale la pena. Adesso ho una seconda famiglia africana!
Scrivete nei commenti la vostra esperienza, o chiedete qualsiasi dubbio o curiosità che vi viene in mente, per chi fosse interessato a fare un’esperienza simile.
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