Perché la scrittura è parte di me.
Ho cominciato a scrivere a 8 anni circa, e ho un ricordo impresso di me da bambina, dopo aver visto un film (non ricordo il nome) di una ragazzina che un giorno diventò una scrittrice. Allora presi lo zainetto e cominciai a passeggiare con un quaderno e una penna, immaginando di essere la protagonista di quel film. Da lì non ho mai abbandonato la scrittura. Riuscivo a collegare il cuore alla penna, e quelle pagine mi custodiscono l’anima. La scrittura è mia complice, compagna d’infanzia, adolescenza, maturità.
Scrivevo da bambina, tra dediche alla mia famiglia, e letterine dedicate al mio amichetto Giuseppe, andato via a 9 anni. Scrivere è uno dei modi più intimi e profondi di parlare a noi stessi. È un mondo elegante, puoi urlare su quelle pagine tutto il tuo dolore, senza che nessuno ti senta. Puoi gioire di tutto, puoi scrivere senza che nessuno ti giudichi. Ho sempre scritto per me stessa, e spesso mi ha salvato nei momenti più bui della mia vita.
Ma scrivo anche per gli altri, perché in un mondo così frenetico non fa mai male sederci, e condividere un pensiero, un dolore, una gioia, una paura, per sentirci meno soli, per sentirci più leggeri, simili. La scrittura è arte, e se condivisa diventa magia, riesce a staccarci dal mondo, dalla realtà. Quante volte ci è capitato leggendo un libro? E questo avviene anche per chi scrive. Mi accompagnano da anni dei taccuini, che racchiudono la mia vita. E quando apro il taccuino quelle pagine sono braccia amichevoli che mi accolgono. Come un amico intento ad ascoltarmi, quelle pagine si fermano e silenziose attendono che io scriva su esse, per custodire la mia anima.
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